Negli ultimi giorni sui mass media si è aperta una nuova caccia: quella ai parlamentari (e a circa 2.000 consiglieri regionali e comunali) che avrebbero richiesto all’INPS l’indennità Covid di 600 euro mensili previsti per marzo dall’art. 27 del D.L. 18/2020 e per aprile dall’art. 84 del D.L. n. 34/2020.

Non mi compete dare giudizi su opportunità o eticità di tali richieste. Né mi permetterò di disquisire circa la loro legittimità in base alla legge, tant’è che la maggior parte di quei richiedenti i 1.200 euro li hanno ottenuti e ricevuti.

Mi soffermerò invece su un bersaglio collaterale di quella caccia mediatica: i commercialisti!

Già, perché man mano che sono usciti (più o meno “spintaneamente”) i nomi dei politici che quei soldi li hanno chiesti, la cosa migliore che gli stessi hanno trovato per giustificarsi è stata quella di chiamare in causa il loro consulente, qualcuno addirittura affermando che la richiesta era stata fatta (“a sua insaputa”, un altro classico della commedia politica italiana) proprio dal commercialista.

E mi viene in mente una delle numerose vicende che ho personalmente vissuto a proposito di quel bonus: un affermato professionista, iscritto (ahilui!) non all’INPS ma ad una cassa previdenziale specifica la quale, essendo “privata” e non pubblica, ha posto dei paletti per impedire che la richiesta dei 600 €/mese potesse essere avanzata da coloro che, ad esempio, fossero titolari di redditi superiori a 50mila euro. Quel mio cliente, quindi, non ha potuto presentare la domanda, se ne è stupito e lamentato. Ma c’era una logica dietro quel no, come gli ho spiegato.

Se invece fosse stato iscritto alla gestione separata INPS per lavoratori autonomi, quella richiesta avrebbe potuto presentarla, indipendentemente dal fatto di avere redditi anche molto rilevanti. E ne avrebbe avuto pieno diritto, come quei duemila politici ora sulla graticola.

Di chi dunque la colpa? Del politico profittatore, che non disdegna di mettersi in tasca 600 x 2 euro approfittando di una legge di manica larga? O di chi ha scritto di corsa una norma approssimativa e non proprio ben tarata?

Ma no! Troviamo qualche altro colpevole, magari non proprio il primo o il secondo sospetto… qualcuno come il proverbiale maggiordomo dei romanzi gialli, il solito “Alfredo” insomma.

Come diceva infatti il poeta: “Colpa di Alfredo, che con i suoi discorsi seri [non?] mi fa sciupare tutte le occasioni”.