Gli italiani, si sa, hanno questo vizietto congenito che è proprio insito nel loro DNA, soprattutto quando gli spazi usuali dell’abitazione non bastano a contenere il desiderio di ampliare i propri orizzonti. Stiamo naturalmente parlando dell’abuso edilizio (cosa avevate capito?!), che riguarda generalmente modifiche interne non autorizzate, spostamenti di aperture, diversa distribuzione degli ambienti, ma anche piccoli e grandi abusi riferiti a variazioni di facciata o di sagoma e ad aumenti di volumetria.

Capita spesso che molti di questi abusi interessanti facciate ed anche incrementi di volume, siano connessi alla realizzazione abusiva di VERANDE che vanno a definire in certi casi chiusure laterali degli sporti del balcone variamente dimensionate e tamponamenti più o meno fissi del fronte, fino alle chiusure perimetrali del volume dell’intero balcone compreso tra il pavimento e l’intradosso della soletta del balcone al piano superiore o del tetto.

Pur comprendendo che il variare delle esigenze e l’aumentare dei componenti della famiglia sono fattori che incrementano indubbiamente la fame di spazio di abitazioni sempre più piccole per contenere tutto quello che ci si vorrebbe mettere dentro, ed anche volendo sforzarsi di capire la scarsa o nulla conoscenza di normative urbanistiche ed edilizie che sono andate incrementandosi e complicandosi a dismisura, non si può non far notare che la veranda è una difformità – quando non un abuso – molto subdola, sempre sanzionabile e sicuramente foriera di problemi giuridico-legali non solo a livello del singolo proprietario ma anche, in caso di costruzione plurifamigliare, dell’intero condominio.

La veranda infatti, per la sua natura di manufatto esterno, non coinvolge solamente la singola proprietà immobiliare ma va ad insistere su una facciata che è, nel caso del condominio, una parte comune che risulta appunto in comunione tra i vari condòmini.

Questo può generare problematiche di grande impatto, in periodi nei quali molti proprietari di immobili sono interessati ad interventi sgravabili al 110% con il Superbonus per l’efficientamento energetico oppure al 90% con il bonus facciate (quest’ultimo ormai ridotto al 60%). Poiché deve essere verificato lo stato legittimo dell’edificio per poter effettuare i lavori e richiedere uno sgravio fiscale che la norma ammette in caso di correttezza documentale riferita alla situazione costruita – prescindendo da ambigue semplificazioni normative e da non risolutivi “congelamenti” dell’abuso introdotti nel caso del Superbonus 110% e di cui parleremo eventualmente in prossimi interventi -, pare evidente che la presenza in facciata di una o più verande non regolarmente licenziate non consenta di procedere con i lavori senza che prima tali manufatti siano stati regolarizzati ove possibile oppure rimossi.

Purtroppo, in molti casi diventa quasi impossibile convincere i proprietari della veranda ad attuare una rimozione, e la regolarizzazione diventa a propria volta quasi impossibile se in precedenza non si è provveduto a livello condominiale a depositare un progetto-tipo per la costruzione di verande, alle quali ogni singolo condòmino dovrà attenersi.

Le verande infatti diventano sovente una naturale prosecuzione di spazi di vita quotidiana quali soggiorni e cucine, piuttosto che ripostigli, con parcheggio dentro i volumi acquisiti di mobilio ed arredi vari piuttosto che di condizionatori, unità esterne, quadri elettrici o quant’altro la fantasia innata e le esigenze abitative riescono a suggerire agli utilizzatori. Quindi la rimozione della veranda non coincide con il semplice smantellamento del serramento ma va ad interagire con mobili, apparecchiature o impianti che lì hanno trovato la loro ambita collocazione per soddisfare le esigenze degli abitanti dell’unità immobiliare.

Questi ultimi devono però rendersi conto che sono proprietari di un abuso edilizio penalmente rilevante, che richiede una rimozione se non è possibile – ed è la maggioranza dei casi – effettuare una sanatoria, a meno che essa non sia stata richiesta negli anni in cui le sanatorie edilizie erano attuabili e manchi unicamente del rilascio della concessione a fronte di pochi e fattibili adempimenti (ovviamente sono escluse da questo discorso le verande risultate già completamente sanate in precedenza, con rilascio di regolare autorizzazione o concessione).

La veranda è in facciata, non è nascosta, e in qualunque momento può essere identificata da un pubblico ufficiale che sia inviato di routine dagli uffici pubblici preposti o che sia chiamato in loco a seguito di un esposto, che potrebbe arrivare proprio perché la veranda in questione non consente di attuare interventi finanziariamente interessanti e redditizi agli altri condòmini dell’edificio. Per non parlare, in questo caso, delle possibili (anche se praticabili con difficoltà e tutte da verificare) richieste risarcitorie in caso di bonus non ottenibili e di rapporti umani e personali che tenderebbero al cattivo tempo quando non alla tempesta…

Nella città di Torino la presenza ed il mantenimento delle verande è un problema tecnico-normativo di un certo impatto, poiché sono molte le verande abusive non sanate o comunque difformi da precedenti sanatorie o progetti depositati, ed essendo numerosi i condomini presenti in città – pochi dei quali provvisti di un progetto-tipo per le verande – si trovano molte situazioni costruite che richiedono interventi tecnici per il mantenimento in opera, attraverso sanatorie che però non sempre possono essere effettuate.

Qualche tempo fa la Città di Torino, con la partecipazione del proprio Ufficio Tecnico, ha istituito il Tavolo Città – Ordini Professionali, una lodevole iniziativa che ha finalmente consentito una reale sinergia tra la Città, l’Ordine degli Architetti, l’Ordine degli Ingegneri ed il Collegio dei Geometri al fine di fornire informazioni e dati su argomenti riguardanti specifici interventi edilizi con indicazioni tecniche, riferimenti normativi puntuali e modalità di presentazione delle pratiche.

La prima “scheda interpretativa” realizzata (che trovate qui) riguarda proprio, a maggior conferma di quanto l’argomento sia sentito e rivesta primaria importanza nel panorama locale degli abusi da sanare, le verande.

L’argomento viene spesso affrontato dai singoli proprietari con innocente leggerezza o attraverso la spudorata ricerca di scappatoie spesso improponibili.

Letta la scheda, dovrebbe essere evidente che non si tratta di problematica semplice da risolvere, anche per la numerosa giurisprudenza che la accompagna con sentenze a volte ondivaghe e non sempre di facile lettura. Visti i tempi attuali di maggior attenzione generale alle regolarità costruttive quando non di assoluta necessità per l’ottenimento di bonus edilizi, è consigliabile che i proprietari di verande abusive si attrezzino in tempi medio-brevi per sanare il proprio abuso ove possibile e che si rassegnino di buon grado, là dove l’abuso possa risultare insanabile, a rimuovere il manufatto evitando grane e costi che possono diventare realmente pesanti, senza peraltro garantire che il frutto del peccato possa essere mantenuto in opera. Uomo avvisato…